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Economia & Lavoro

Concorso docenti di sostegno: il Piemonte tra scogli e soluzioni innovative

La carenza di docenti specializzati nel sostegno scolastico in Piemonte mette in crisi il prossimo concorso, mentre l’Università di Torino respinge le critiche e propone una soluzione inclusiva

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Insegnante di sostegno
Insegnante di sostegno ( © Depositphotos)

La prossima tornata di concorsi per i docenti di sostegno specializzati in Piemonte, prevista per l’11 marzo, sembra destinata a un nuovo scenario di vuoti e difficoltà. La notizia emerge dalla mancata firma del rinnovo del protocollo tra l’Ufficio scolastico regionale e l’Università di Torino, responsabile della formazione specialistica. Attualmente, la regione si trova ad affrontare una grave carenza di docenti di sostegno, stimati intorno ai 14 mila, mentre i posti disponibili per la specializzazione sono limitati a 600 all’anno.

Un protocollo in crisi

Il direttore dell’Usr, Stefano Suraniti, spiega che il mancato incremento dei posti per il TFA sostegno (Tirocinio formativo attivo) è alla base della crisi. Questo protocollo, precedentemente finalizzato all’aumento dei posti disponibili, sembra ora non essere più rispettato, causando preoccupazioni significative per le scuole e, in particolare, per gli studenti con disabilità.

L’appello delle organizzazioni sindacali

In seguito a questa situazione critica, le organizzazioni sindacali, tra cui Cisl Scuola, Flc Cgil, Uil Scuola e Rua, hanno inviato una lettera aperta con una ferma richiesta di cambiamento e maggiore apertura da parte dell’Università di Torino rispetto alle esigenze della scuola e dei docenti.

Maria Grazia Penna, segretaria regionale di Cisl Scuola, sottolinea che attualmente solo 5 mila docenti su oltre 18 mila hanno una specializzazione in sostegno. La carenza è aggravata dal fatto che i posti sono occupati per oltre due terzi da insegnanti senza titolo, molti dei quali precari che cambiano ogni anno.

Le sfide dell’Università

L’Università di Torino, tuttavia, risponde alle critiche sottolineando le sfide che deve affrontare. Nonostante gli sforzi nell’aumentare il numero di specializzandi sul sostegno, che sono passati da 200 a circa 600, l’Università afferma che la preparazione adeguata richiede l’utilizzo di una didattica laboratoriale. Ciò implica la necessità di formatori e strutture adeguate, il cui numero non può essere aumentato in modo spropositato senza compromettere la qualità della formazione.

Una soluzione inclusiva

L’Università suggerisce una soluzione alternativa, proponendo la transizione verso la cattedra inclusiva. Questo implica una formazione più ampia sull’inclusione per tutti gli insegnanti, non solo quelli di sostegno. Secondo l’Università, questa approccio porterebbe benefici non solo agli studenti con disabilità, ma a tutta la classe.

In conclusione, la situazione dei docenti di sostegno in Piemonte evidenzia una serie di sfide strutturali che richiedono un approccio olistico per garantire una formazione adeguata e rispondere alle esigenze crescenti delle scuole e degli studenti con disabilità.

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