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Negligenza medica nel parto: le accuse al centro dell’indagine al Sant’Anna di Torino

Negligenza medica nel parto: processo a Torino per il cesareo ritardato e la disabilità neurologica della neonata

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Controllo ostetrico - negligenza medica
Controllo ostetrico (© Depositphotos)

Una serie di errori e mancanze, culminata nella decisione ritardata di eseguire un cesareo, potrebbe essere responsabile della disabilità neurologica che affligge da cinque anni una bambina. Questo drammatico caso, che ha scosso l’opinione pubblica, coinvolge due ostetriche e due ginecologhe impiegate al momento dei fatti – nel 2019 – presso il Sant’Anna di Torino, ora imputate in un processo per negligenza medica.

La ricostruzione del parto

Secondo la ricostruzione del parto derivante dalle indagini, il travaglio della madre, trentenne all’epoca, inizia intorno alle 22 e si protrae con difficoltà che portano alla decisione di un cesareo. La bambina nasce alle 6 del mattino mostrando segni di sofferenza durante il parto. Tuttavia, quanto emerso dalle indagini va oltre il semplice infortunio: alla neonata saranno diagnosticati danni cardiaci, renali e una grave disabilità che coinvolge aspetti neurologici, psichici, motori e sensoriali.

Il ruolo del personale medico

Il pubblico ministero Giovanni Caspani, basandosi sulle relazioni tecniche, ha sottolineato una probabilità del 61,9% di fallimento nel parto spontaneo se tutti gli accertamenti fossero stati eseguiti correttamente. Le ostetriche e le ginecologhe coinvolte sono accusate di una serie di omissioni cruciali. Innanzitutto, viene loro rimproverato di aver proposto un “tentativo di parto vaginale dopo precedente parto con taglio cesareo”, trascurando poi di monitorare costantemente l’attività cardiaca del feto durante il travaglio.

Trascuratezza e ritardi: Le gravi conseguenze

La mancanza di un monitoraggio costante avrebbe portato a non individuare anomalie cruciali come il rallentamento del battito cardiaco e la sofferenza fetale. Inoltre, si sostiene che il cesareo sia stato ritardato e che siano stati trascurati il “partogramma” e il monitoraggio clinico. Secondo i periti della Procura, queste negligenze avrebbero causato un’ipossia neonatale prolungata di circa due ore, da qui i danni subiti dalla neonata e le accuse contro gli operatori sanitari.

Il peso delle responsabilità

Questo caso solleva interrogativi profondi sulla responsabilità del personale medico nell’assistenza ai parti complicati. Le famiglie coinvolte attendono giustizia per la bambina e una risposta chiara sulle responsabilità dei professionisti della salute. Oltre alla questione legale, questo tragico episodio richiama l’attenzione sulla necessità di una rigorosa vigilanza e di protocolli ben definiti nell’assistenza ostetrica e ginecologica.

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