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Cronaca & Attualità

Divieto di fumo all’aperto: una nuova normativa per la salute pubblica

Il divieto di fumo all’aperto rappresenta un passo significativo verso la promozione della salute pubblica e il rispetto dei non fumatori. Tuttavia, è necessario affrontare le preoccupazioni sollevate dagli operatori commerciali per garantire un’applicazione efficace e senza ambiguità della normativa.

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Stop al fumo
Divieto di fumare (© Depositphotos)

Il consiglio comunale di Torino ha recentemente approvato una modifica al Regolamento di Polizia Urbana proposta da Silvio Viale, che impone un divieto di fumo all’aperto. Questa nuova disposizione prevede che chi desidera fumare all’esterno debba mantenere una distanza di almeno 5 metri dalle altre persone, a meno che non abbia ottenuto un consenso esplicito.

Una misura di rispetto e responsabilità

Il consigliere comunale Silvio Viale ha sottolineato che questa normativa va oltre la mera considerazione sanitaria; si tratta principalmente di una questione culturale di rispetto verso i non fumatori e di buona educazione. “Sono lontanissimi i tempi in cui si fumava dappertutto,” ha dichiarato Viale, evidenziando un cambiamento di mentalità nel comportamento dei fumatori.

Impatto sulla salute e sulla consapevolezza

Viale ha inoltre sottolineato che la misura mira a ridurre l’impatto del fumo, che continua ad essere la principale causa di patologie mediche e oncologiche. Si prevede che questo divieto promuova anche un consumo più consapevole del tabacco. È importante notare che la normativa non vieta il fumo collettivo tra amici e in compagnia, ma mira a regolamentare l’atto stesso del fumare.

Preoccupazioni dei commercianti

Tuttavia, questa nuova normativa ha suscitato preoccupazioni tra i commercianti torinesi, in particolare quelli affiliati all’Epat, l’associazione di categoria che fa capo all’Ascom. Il presidente dell’Epat torinese, Vincenzo Nasi, ha evidenziato diverse questioni irrisolte riguardo all’applicazione della norma.

Dubbi sull’applicazione e sui controlli

Nasi ha espresso preoccupazione riguardo a chi sarà responsabile dei controlli nei luoghi di ristoro all’aperto. “La norma lascia interdetti dal momento che non esplicita come avverrà l’applicazione nei luoghi di ristoro all’aperto e quali sono i doveri e le responsabilità degli operatori,” ha affermato. Questo solleva interrogativi su come i controlli saranno effettuati e chi sarà tenuto a farli.

Ulteriori oneri per gli esercenti

Inoltre, l’obbligo di ottenere il consenso tra i clienti potrebbe generare tensioni e conflitti all’interno dei locali. Questo aggiunge ulteriori oneri agli esercenti, che già devono affrontare molte sfide nella loro gestione quotidiana.

L’esempio di altre città e la richiesta di un confronto

Nasi ha evidenziato come altre città, come Milano, abbiano adottato misure simili, ma con una maggiore chiarezza riguardo alle circostanze e all’applicazione della normativa. Ha infine invitato la Città di Torino a riconsiderare il testo e la disposizione della norma, auspicando un confronto preventivo con gli operatori per risolvere le difficoltà emerse.

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