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Cronaca & Attualità

Università di Torino, il Rabbino Capo condanna la decisione del Senato Accademico

Polemiche e proteste scaturiscono dalla decisione del Senato Accademico contro la collaborazione con Israele. Il rabbino capo condanna l’atto come vergognoso e frutto di pregiudizi, mentre la comunità ebraica esprime preoccupazione e chiede chiarimenti al rettore

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Rabbino che legge un testo sacro
Rabbino che legge un testo sacro (© Depositphotos)

La decisione del Senato accademico dell’Università di Torino di votare una mozione contro un bando di collaborazione con università e centri di ricerca israeliani ha scatenato polemiche e reazioni accese.

La dura condanna del Rabbino Capo Ariel Finzi

Ariel Finzi, rabbino capo di Torino, ha etichettato la decisione come “vergognosa” e frutto di “pregiudizi sullo Stato di Israele“. Durante il presidio organizzato davanti al rettorato di via Verdi, ha sottolineato che l’opposizione alla collaborazione si basa su “pregiudizi”, poiché il bando riguardava la ricerca nel campo dell’agricoltura, settore in cui Israele è all’avanguardia.

La contestazione al rettorato

L’associazione radicale Adelaide Aglietta ha promosso il presidio, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di persone. La comunità ebraica torinese, rappresentata dal presidente Dario Disegni, ha espresso preoccupazione, chiedendo un incontro con il rettore Stefano Geuna per discutere della vicenda.

La reazione della comunità ebraica Torinese

La comunità si sente costretta a “nascondersi” e a “non dire che siamo ebrei”, come ha raccontato uno studente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Alcuni partecipanti al presidio hanno indossato una stella gialla di David al petto, simbolo della persecuzione degli ebrei durante l’Olocausto.

Riflessioni sull’equità e la libertà accademica

La situazione solleva interrogativi sull’equità e sulla libertà accademica, sottolineando la necessità di un dialogo aperto e non condizionato dalla politica o dai pregiudizi. La vicenda richiama l’attenzione sulla delicatezza delle relazioni internazionali e sull’importanza di valutare le collaborazioni sulla base di criteri scientifici e di giustizia.

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