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Il Centro produzione Rai di Torino sta scomparendo. L’allarme dei sindacati

In dieci anni dimezzato l’organico, appello alle istituzioni per salvare la presenza del servizio pubblico.

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TORINO – Una struttura che in dieci anni si è vista dimezzare l’organico, con attività via via trasferite in altre sedi e con un futuro quanto mai incerto. E’ l’allarme dei sindacati a proposito del Centro di produzione Rai di Torino, che è stato tema di un incontro tra le rappresentanze sindacali dei lavoratori Rai e i parlamentari Federico Fornaro (Pd) e Marco Grimaldi (Alleanza verdi e sinistra).

«Ricordiamo – spiegano i sindacati – che i lavoratori Rai di Torino sono da tempo in lotta contro il progressivo ridimensionamento della presenza Rai nei due insediamenti principali di via Verdi e via Cavalli. Specialmente il Centro di produzione di via Verdi sta conoscendo un inequivocabile declino, che vede una secca perdita occupazionale in assenza di sostituzioni di personale andato in pensione insieme ad un restringimento delle attività, nonostante le eccellenze professionali presenti e un’ancora intatta capacità produttiv».

Trasmissioni spostate altrove

A preoccupare Cgil, Cisl e Uil è lo spostamento di trasmissioni originariamente assegnate a Torino verso altri centri, «con alti costi economici e organizzativi. La salvaguardia del Centro di produzione e delle attività di via Cavalli e, in prospettiva, la sopravvivenza della stessa presenza Rai a Torino è un obiettivo a cui i massimi rappresentanti dei cittadini piemontesi, di concerto con le istituzioni regionali e cittadine, non possono sottrarsi».

Organico dimezzato

Il Centro ha perso nel giro di dieci anni circa il 50 per degli organici, attestandosi adesso intorno alle 300 unità e le prospettive sono ancora più drammatiche con il dimezzamento degli spazi di via Cavalli già messi in vendita dal piano industriale. «La Rai – concludono i rappresentanti sindacali – è una potenzialità enorme per raccontare il territorio, in particolare sulle tematiche dell’ambiente, della cultura e della tecnologia e bisogna investire in quello per non svilire e non far morire il Servizio Pubblico a Torino e in Piemonte».

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