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Pignoramento del conto corrente: indebitato per €280.000, ecco come Francesco ha cancellato il 93% del debito (in modo legale e definitivo)

Inutile negarlo: la crisi economica italiana persiste.
Riprendendo un recente articolo del Sole 24 Ore : “la fiducia è bassa, l’industria in crisi, l’export debole, l’Eurozona fiacca”.
In questi contesti le storie di indebitamento e sovraindebitamento non sono per nulla rare, eccone una.
Francesco , un giovane intraprendente con la passione per l’ospitalità ha visto il suo sogno trasformarsi in incubo.
Dopo aver avviato con molto entusiasmo un locale insieme ai familiari – senza una profonda esperienza imprenditoriale alle spalle – Francesco si è ritrovato a fronteggiare debiti che hanno raggiunto la vertiginosa cifra di €280.000, accumulati principalmente con AdE Riscossione e banche.
La paura e l’ansia di non poter rispondere alle crescenti richieste dei creditori, hanno trasformato la sua vita in una lunga serie di evitamenti: ogni suono del citofono e ogni squillo del telefono diventavano motivo di panico.
La situazione di Francesco risulta emblematica: è lo specchio di un problema molto ampio che affligge migliaia di italiani costretti a vivere nell’ombra del pignoramento dei loro beni – inclusi i conti correnti.
Tuttavia, la storia di Francesco prende una piega positiva, quando scopre una soluzione legale e definitiva per affrontare e risolvere il suo sovraindebitamento.
Continua a leggere questo articolo per sapere come va a finire, cosa succede in seguito al pignoramento del conto corrente tramite Agenzia delle Entrate e quali sono i limiti del pignoramento del conto corrente.
Se vivi una situazione simile a quella di Francesco leggerai di una soluzione legale e definitiva per tornare finalmente libero dal debito.
La storia di un debito schiacciante: quella di Francesco
Francesco, un giovane imprenditore nel settore della ristorazione, si è trovato a gestire un debito di €280.000, un fardello nato da un’ambizione di famiglia che non ha tardato a ritorcerglisi contro.
A soli vent’anni Francesco e i suoi soci aprono un piccolo locale e muovono i primi passi in un settore che conoscevano ben poco.
L’entusiasmo iniziale dà ben presto spazio a realtà decisamente gravi: le difficoltà gestionali e la mancanza di esperienza si traducono velocemente in scelte rischiose e debiti accumulati con banche e AdE.
Il peso di queste scelte inizia a farsi sentire in modo opprimente.
La quotidianità di Francesco si trasforma in una serie continua di preoccupazioni e timori. Ogni notifica o telefonata poteva significare una nuova richiesta di pagamento o peggio, un ulteriore passo verso il suo collasso finanziario.
Il debito diventa presto un incubo costante, una minaccia che lo segue a ogni passo e limita la sua libertà personale e professionale.
L’escalation rischia di arrivare al pignoramento del suo conto corrente, che bloccherebbe l’accesso ai fondi necessari per la gestione quotidiana della sua vita.
Francesco inizia a porsi delle domande: con il conto corrente pignorato potrò prelevare? Possibile che non siano dei limiti?
Vediamo insieme la risposta a queste domande.
I limiti e le difficoltà del pignoramento del conto corrente: ecco cosa succede davvero
Il pignoramento del conto corrente rappresenta uno degli strumenti più drastici utilizzati dai creditori per recuperare crediti non saldati.
Questa procedura può essere innescata per vari motivi, comunemente legati a debiti certi come l’insolvenza nelle rate di un prestito.
Se ad esempio, un debitore supera il numero di rate arretrate consentite, l’istituto di credito può decidere di revocare il piano di rateazione e richiedere il saldo immediato dell’intero debito.
Il processo inizia con la richiesta di un decreto ingiuntivo da parte del creditore, che deve dimostrare al giudice la validità del credito e l’inadempienza del debitore. Se il debitore non salda il debito entro la data specificata dal giudice, il creditore emette un “precetto”, un ultimatum che precede direttamente l’azione di pignoramento.
Nella fase di pignoramento, il creditore può chiedere il blocco del conto corrente del debitore per un importo pari a quanto indicato nell’atto di pignoramento, che comprende non solo il debito residuo, ma anche interessi e spese legali.
Ad esempio, se il debito complessivo ammonta a €3.000, la banca bloccherà fino a €3.000 presenti sul conto al momento del pignoramento. Se sul conto c’è una somma inferiore, verrà bloccato solo quanto disponibile in quel momento.
Questo blocco può durare anche diversi mesi, perché resta in vigore fino all’udienza davanti al giudice, che deciderà se e quanto assegnare al creditore. In alcuni casi, se il creditore non procede, è possibile chiedere lo sblocco delle somme, ma non esiste un termine automatico entro cui questo accada: dipende dai tempi della procedura e dall’eventuale inattività del creditore
La tutela legale assicura che una parte dei fondi, pari al triplo dell’assegno sociale, resti disponibile per il debitore, per proteggere il minimo vitale.
Nel 2025, l’assegno sociale mensile è pari a €534,41, quindi il limite di impignorabilità per le somme derivanti da stipendio o pensione accreditate su conto dedicato è pari a €1.603,23.
Questo significa che, se il conto corrente contiene somme riconducibili a redditi da lavoro o pensione, fino a questo importo non possono essere pignorate, a condizione che il conto sia utilizzato esclusivamente per l’accredito di queste somme.
Perché sì, il pignoramento del conto corrente ha dei limiti.
Certi tipi di conti correnti ad esempio presentano restrizioni specifiche che possono impedire o limitare il pignoramento.
Ad esempio, i conti correnti con saldo negativo (in rosso) non possono essere effettivamente pignorati, perché privi di fondi.
Anche le somme derivanti da pensioni di invalidità o assegni di accompagnamento sono in linea di principio impignorabili, ma solo se versate su un conto corrente dedicato esclusivamente a tali trattamenti assistenziali.
Se invece sul conto confluiscono anche altri accrediti (stipendi, bonifici, redditi), questa protezione può venire meno e le somme diventano parzialmente pignorabili nei limiti di legge.
Anche i conti fiduciari non sono automaticamente pignorabili, ma richiedono un’azione più complessa da parte del creditore, che deve dimostrare che le somme effettivamente appartengono al debitore.
Le rendite assicurative a vita, invece, godono in origine di una protezione legale contro il pignoramento (art. 1923 c.c.), ma una volta accreditate su un conto corrente ordinario, possono diventare pignorabili, a meno che il conto non sia dedicato esclusivamente a tale entrata e ne sia tracciabile l’origine.
Nonostante queste precauzioni, il pignoramento del conto corrente può portare a difficoltà significative.
I fondi bloccati impediscono di effettuare pagamenti regolari come affitti, bollette o spese mediche, trasformando la gestione quotidiana delle finanze personali in un vero rebus.
Inoltre, la paura e l’incertezza generate dal rischio di vedersi congelare l’accesso ai propri risparmi causano a intere famiglie stress e ansia significativi.
Ma cosa fare quando si accumulano troppi debiti e non si riesce più a pagare? Vediamo l’unica soluzione legale e definitiva al problema.
Come Francesco ha cancellato il 93% dei suoi debiti e come puoi farlo anche tu (in modo legale e definitivo)
La storia di Francesco non è un caso isolato anzi, rappresenta una realtà che molti italiani vivono quotidianamente: il peso schiacciante dei debiti che sembra non lasciare vie d’uscita.
Tuttavia, il percorso di Francesco è un esempio di come strumenti legali specifici possano offrire una soluzione definitiva e legale.
La Legge 3 del 2012, conosciuta anche come “legge salva-suicidi” – le cui procedure oggi sono inserite all’interno del Nuovo Codice per la Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza – è stata istituita per dare una possibilità a chi si trova in una condizione di sovraindebitamento, situazione in cui una persona ha accumulato debiti che mai riuscirà a pagare nella vita.
Questa legge permette alle persone fisiche, che non hanno la possibilità di accedere alle normali procedure concorsuali, di accedere a procedure volte a ridurre il debito.
Francesco, dopo aver lottato con un debito di €280.000 e aver affrontato anni di stress e paura, ha trovato nella Legge 3/2012 una via d’uscita.
Con l’assistenza di professionisti qualificati, è stato possibile per lui presentare una proposta ai suoi creditori, che ha comportato un pagamento ridotto dei debiti, cancellando circa il 93% del totale che doveva.
In termini pratici, Francesco ha beneficiato della possibilità di effettuare un pagamento mensile sostenibile basato sulle sue reali capacità economiche, per un periodo concordato, dopo il quale la maggior parte dei suoi debiti verrà considerata inesigbile e quindi estinta.
Il processo non è né semplice né immediato e richiede l’intervento di esperti nel campo del sovraindebitamento.
Aziende specializzate come Legge3.it svolgono un ruolo fondamentale e molto delicato in questi casi, offrendo consulenza e assistenza in queste complesse procedure legali.
Il compito di questi specialisti – operanti in tutta Italia – è analizzare la situazione finanziaria del cliente e sfruttare le procedure previste dal Nuovo Codice per la Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza al fine di ridurre il debito nella misura che risulta umanamente sostenibile per il debitore
Questa soluzione non solo permette ai debitori di respirare e di pianificare un futuro senza il peso del debito, ma protegge anche la loro dignità e offre una seconda chance.
E, cosa più importante, evita che la situazione debitoria diventi un circolo vizioso da cui è impossibile uscire, proteggendo così l’individuo e la sua famiglia da ulteriori conseguenze psicologiche e finanziarie.
Per coloro che si trovano in una situazione simile a quella di Francesco, rivolgersi ai professionisti esperti di Legge3.it può essere il primo passo verso una vita libera dai debiti – ad oggi sono più di 330 le famiglie che sono riuscite a ripartire pulite.
Leggi da qui ulteriori informazioni in merito al pignoramento del conto corrente.
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