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Cronaca & Attualità

Innevamento artificiale: ha ancora senso nelle stazioni a bassa quota?

Il presidente dell’Unione comunità montane: rivedere gli investimenti alla luce dei cambiamenti del clima.

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TORINO – «Mi sembra sia necessario aprire una riflessione sul futuro dello sci e in particolare dell’innevamento artificiale alla luce dei cambiamenti climatici. Una riflessione seria e laica. Capire con scienziati ed esperti di climatologia quanto ha senso investire risorse economiche, statali e regionali, in innevamento artificiale o in nuovi impianti di risalita sotto certe quote altimetriche, in certe valli».

La provocazione arriva da Marco Bussone, presidente nazionale dell’Uncem, l’Unione delle comunità montane.

Le modificazione del clima

La domanda è semplice: visto che ormai la serie di inverni poco nevosi e caldi è costante, ha senso investire su impianti di innevamento artificiale nelle stazioni sciistiche a bassa quota?

«Occorre valutare dove e come, oltre demagogia e facili luoghi comuni – puntualizza Bussone -. Il dramma climatico che stiamo vivendo non lascia scampo. E con il Governo, con le commissioni parlamentari che hanno specifica competenza, è necessario un ragionamento oltre schemi e “si è sempre fatto così”. Fare come abbiamo sempre fatto, bene o male che fosse, su sport invernali, sci e innevamento programmato potrebbe non avere senso di futuro, imbrigliando montagna e turismo in una strategia del passato. Noi vogliamo stare nel futuro. Senza rischiare di sprecare milioni e milioni di euro per un investimento a perdere nel bel mezzo della tragedia climatica che ancora qualcuno nega».

Un anno anomalo per Torino e il Piemonte

Come è stato rilevato ancora di recente, la città di Torino nel 2022 ha battuto tre record climatologici: l’anno più caldo, più siccitoso e con la maggiore radiazione solari.

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