Economia & Lavoro
Manifattura piemontese in crescita: +2,5% nel III trimestre 2025
La manifattura piemontese cresce del +2,5% nel III trimestre 2025, trainata da export e aerospazio. Bene alimentare e chimica, unico calo il legno. Fiducia ancora sotto quota 100 e incertezze sui dazi USA
Il comparto manifatturiero del Piemonte conferma la propria resilienza industriale e chiude il III trimestre 2025 con un aumento della produzione del +2,5%, sostenuto soprattutto dalla domanda estera. È quanto emerge dalla 216ª Indagine Congiunturale sull’industria manifatturiera, realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Nonostante il quadro positivo, persiste un clima di incertezza che frena la fiducia delle imprese.
Crescita superiore alla media nazionale ed europea
Secondo le stime PILNOW del Comitato Torino Finanza, il PIL piemontese cresce del +0,6%, superando Italia (+0,4%) e Germania (+0,3%), pur restando sotto la media UE (+1,5%).
Il dato conferma la solidità strutturale di un territorio capace di mantenere una traiettoria di sviluppo in un contesto globale complesso.
Produzione industriale trainata aerospazio e alimentare
La crescita produttiva interessa quasi tutti i comparti:
- Mezzi di trasporto: +6,2%, trainati dall’aerospazio, unico segmento in forte espansione
- Alimentare e bevande: +5,0%, settore tra i più dinamici
- Chimica e plastica: +3,1%
- Tessile: +1,7%
- Meccanica: +1,4%
- Metalli: +0,5%
- Elettronica: -0,4%
- Legno e mobile: unico comparto negativo (-0,7%).
Le grandi imprese registrano l’aumento più marcato (+6,7%), seguite da piccole (+2,4%) e micro imprese (+1,2%).
Ordinativi in forte accelerazione: boom dall’estero (+42,8%)
Uno dei dati più significativi riguarda la dinamica degli ordinativi, cresciuti complessivamente del +16,8%. A trainare è il mercato internazionale sono ordinativi esteri con+42,8%, mentre il mercato interno registra un +1,6%.
Cresce anche il fatturato (+3,0%), con un nuovo apporto determinante della componente estera (+4,6%).
Il commento di Unioncamere
Per Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte, i dati confermano la crescita ma evidenziano un nodo critico: l’indice di fiducia è salito da 81,1 a 91,8, ma resta sotto quota 100, segnalando la predominanza dei pessimisti.
Coscia richiama l’urgenza di un piano integrato per infrastrutture, incentivi fiscali e investimenti in tecnologie 4.0 e 5.0.
Il supporto della finanza
UniCredit ribadisce l’impegno verso la trasformazione digitale, la sostenibilità e l’export, ricordando che i finanziamenti ESG rappresentano il 16% del totale e le obbligazioni sostenibili il 14%.
Intesa Sanpaolo segnala invece 1,5 miliardi di euro di finanziamenti alle imprese piemontesi nei primi 9 mesi del 2025, oltre 1 miliardo di euro destinati a progetti ESG e circular economy e un supporto crescente a M&A, IPO e finanza strutturata, strumenti ormai alla portata anche delle aziende di media dimensione
Performance provinciali: Torino in testa, Biella fanalino di coda
Tutte le province registrano stabilità o crescita. Le migliori:
- Torino: +3,6%
- Novara: +3,1%
- Cuneo: +3,0%
- Asti: +2,7%
Più deboli:
- Vercelli: +0,9%
- Verbano Cusio Ossola: +0,5%
- Alessandria: +0,2%
- Biella: +0,1%
Dazi USA, solo una minoranza punta alla diversificazione
Il focus dedicato ai dazi statunitensi mostra una capacità di reazione ancora limitata. Solo il 10% delle imprese ha già diversificato i mercati e il 17% prevede di farlo, mentre oltre il 70% non intende modificare la propria strategia export. La massima reattività risulta nell’alimentare (48%), la minima nei mezzi di trasporto (4%).
Sul piano operativo il 37% riduce i margini per assorbire i costi, il 31% aumenta i prezzi. Solo il 19% riorganizza la supply chain, il 13% investe in efficienza produttiva e appena il 2% valuta la delocalizzazione
Il 95% delle imprese invoca un maggiore supporto istituzionale, tra rinegoziazione dei dazi, incentivi fiscali e credito agevolato.
Il Piemonte conferma una manifattura dinamica e solida, con performance sopra la media nazionale e trainate dall’estero.
Ma il clima di fiducia ancora debole, sommato all’incertezza dei mercati internazionali e all’impatto dei dazi USA, impone un’accelerazione sugli investimenti in tecnologie, sostenibilità e diversificazione commerciale.
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